Attualità e Notizie

La vita è fatta per conoscere se stessi e il proprio compito
inserito il 22.08.2014

L’insegnamento del vescovo: Pomeriggio di catechesi sul filo della lettura biblica.

Ultima giornata a Lourdes (domani inizia il viaggio del rientro). Santa Messa alla Grotta e affascinante lezione di monsignor Lazzeri sul tema della conversione, leit motiv del pellegrinaggio.

Giornata piena di gesti e di eventi anche quella di ieri per i pellegrini ticinesi, iniziatasi con la Messa tanto attesa alla Grotta di Massabielle. Nel pomeriggio nella Sala Giovanni XIII monsignor Lazzeri ha tenuto un momento di catechesi per i pellegrini. Il tema, al centro del pellegrinaggio diocesano di quest’anno, era quello della conversione. Di seguito qualche appunto sommario. Sul filo di questa catechesi, peraltro, il nostro vescovo intende preparare una sua lettera pastorale di prossima uscita.

La parola «conversione» evoca solitamente in noi l’immagine di un clamoroso evento, sia come punto d’arrivo al cattolicesimo dall’ateismo o da altre fedi, sia come transito dall’immoralità alla moralità, Don Valerio ha preso decisamente un’altra strada. Appoggiandosi ai Padri della Chiesa, sia per lo spunto iniziale che per la modalità di lettura della Bibbia, che per un’ora intera (e per giunta pomeridiana...) ha tenuto accesa l’attenzione dei circa duecento pellegrini presenti. Un cuore ardente, che fa vivere tutto più intensamente, una personalità unificata, un uomo tutto di fuoco: questo il frutto della conversione che Lazzeri ha descritto con i padri del deserto. La conversione porta alla scoperta del «segreto» che sta in fondo al nostro cuore; «quella parola unica che io ho da dire al mondo »: stupenda definizione dell’io stesso, della personalità umana che ha trovato finalmente se stessa e il suo compito nella vita. Perché non è vero che Dio «non ha tempo di occuparsi di me»; anzi mi mette al mondo e mi segue passo passo -potremmo dire- col cuore in gola.

Dal fallimeno al discernimento. Lazzeri ha intrapreso poi la lettura di alcuni brani dell’Antico Testamento (libro dell’Esodo) con squisita interpretazione in stile patristico, facendoci capire come quei «vecchi» testi descrivano con realismo esistenziale la storia personale di ognuno di noi. Quattro passaggi, calcati sulla storia di Mosè. Il giovane pieno di un «fuoco grezzo»che gli esce dal cuore facendo disastri (riferimento all’omicidio dell’egiziano). L’uomo che non si conosce e vorrebbe entrare in relazione con gli altri ma è sempre più solo. Dovrà imparare a discernere la via per esprimere quel fuoco.

L’attenzione che nasce nella scuola del quotidiano. Dio gli mette a disposizione un grande strumento: la realtà. La dura realtà del quotidiano (i 30 anni vissuti da Mosé a Madian). Fin che sarà pronto a ricevere la rivelazione, ovvero all’incontro con Dio. Perché tutto questo tempo? Non perché Dio stia nicchiando, ma perché l’uomo non è pronto. Nella scuola del quotidiano l’uomo impara a guardare più attentamente la realtà. E Mosè affinerà il suo sguardo, fin che vedrà ciò che spezzerà la scontatezza del vivere.

L’incontro con Dio e la missione. Nella realtà del suo quotidiano di pastore, lo stupore e la curiosità destata dal roveto ardente. Brucia ma non consuma. Così dovrà diventare il suo cuore. La sorpresa della vita: lì viene chiamato per nome, come la Maddalena dal Cristo risorto. Mosè! Eccomi! Dio si palesa come totalmente altro, ma un altro che non esclude il diverso ma lo accoglie, perché il cuore di Dio è pieno di compassione. È la santità. Dio scende verso l’uomo, ma lo fa per innalzare l’uomo, per divinizzarlo (come osano dire i grandi Padri). Qui nasce il compito di Mosè, la sua missione.

L’annuncio, che conta di più delle nostre obiezioni. «Non sono capace». L’uomo si difende, si protegge da un compito del quale si sente incapace. Ma Dio vince ogni resistenza. Si rivela nel suo intimo: «Io sono colui che sono». È l’essere che vince il nulla da cui ha tratto l’uomo. È il Dio-vangelo. È la buona notizia che l’uomo dovrà diffondere con le parole e la vita. L’uomo è fatto per l’essere, per la vita, per la felicità. Citando Bernadette, il vescovo ha concluso la sua affascinante catechesi. «Come faccio a crederti», le dice il burbero commissario che la interroga sulle apparizioni. «La Vergine non mi ha incaricato di farvi credere», risponde la geniale ragazzina, «ma di dirvelo».

(di Claudio Mésonait, articolo tratto dal GdP del 22.08.2014)



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