«Dopo che sei stato a Lourdes guardi la vita di tutti i giorni in modo diverso», mi dice Ivan alla stazione di Lugano, un brancardier che torna dopo 8 anni al pellegrinaggio della Svizzera italiana nel Santuario francese. Ma cosa avrà poi di così tanto straordinario questo viaggio?

Lourdes la scopri a tappe, piano piano, cominciando a salire sul treno dei pellegrini, malati, ospitalieri e scout, attraversandone i vagoni, salutando viaggiatori di lunga frequentazione del pellegrinaggio e incontrando i nuovi arrivati. La prima cosa che vedi è gente sorridente, incroci sguardi sereni, amici che si ritrovano e incontri tanta disponibilità.

Alle stazioni del treno, da Chiasso ad Airolo, non si contano i numeri di un’attenzione costituita da piccoli ma essenziali atteggiamenti: abbracci, strette di mano ma anche grandi gesti (e sforzi) di quei volontari che aiutano gli ammalati a salire sul treno, a prendere posto nelle cuccette, a lasciare la carrozzella per essere adagiati sulla brandina.

Ogni anno si rinnova questo movimento di popolo che coinvolge non solo i partecipanti al pellegrinaggio, circa 750 quest’anno, con 93 ammalati, ma anche le loro famiglie, chi resta a casa, i tanti che vorrebbero partire ma non possono.

Sul treno, infatti, sono moltissimi quelli che si ritrovano nella funzione di ambasciatori di preghiere o di incaricati di accendere candele alla Grotta, dove la tradizione vuole che nel 1858 ci siano state ben 18 apparizioni della Madonna alla giovanissima Bernadette Soubirous.

Il Ticino che resta a casa è accompagnato nella preghiera dal Ticino che parte mentre molti di noi, viaggiatori verso Lourdes, siamo latori di un qualche messaggio da portare alla Grotta. Il messaggio più grande comunque, messaggio controtendenza, che cogli fin dai primi passi sul treno, è quello dell’amore, della solidarietà, della generosità che muove i tantissimi volontari in viaggio a dare una settimana delle loro vacanze, pagando, per accompagnare gli ammalati a Lourdes.

Poi Lourdes è anche esperienza di Chiesa in cammino, una Chiesa dalle porte aperte, per usare un’espressione cara a papa Francesco: a Lourdes, infatti, se tanti vanno mossi da una fede consapevole, altri ci vanno da persone non credenti ma spinte da un forte altruismo. A tutti è offerta la possibilità, in questa magnifica settimana, di sperimentare l’abbraccio accogliente di una grande amicizia che si chiama comunità ecclesiale e di toccare con mano la forza dell’amore concreto, rivoluzionario per il fatto stesso di esserci dentro questo mondo. E questo apre lo sguardo alla speranza e fa vedere la vita in modo nuovo.

(di Cristina Vonzun, articolo tratto dal GdP del 20.08.2013)

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