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In 35 mila giovani da Madrid a Lourdes
inserito il 25.08.2011
 Sono 35 mila i giovani che dalla GmG di Madrid sono passati e stanno passando in questi giorni qui a Lourdes. Ieri mattina, davanti alla Grotta, centinaia di loro hanno partecipato alla celebrazione eucaristica dei gruppi della GmG, dove agli inni delle Giornate mondiali si sono alternati segni forti come l’arrivo della Croce delle GmG portata a spalla da 6 giovani di paesi diversi ed esposta davanti alla Grotta di Massabielle per tutta l’Eucaristia. Dietro le transenne si è assiepata una folla internazionale di ragazzi e ragazze di diverse nazionalità: italiani, polacchi, americani, francesi, africani. Ci sono persino 400 giovani siriani. Uno di loro, del gruppo di Aleppo, mi dice in inglese di aver molto apprezzato a Madrid quanto il Papa ha detto per la pace. «Voi non sapete cosa vuol dire per noi cristiani di Siria, che siamo una minoranza, aver vissuto un evento come Madrid, aver visto con i nostri occhi tanti cristiani tutti assieme». Ragazzi stanchi, in marcia da due, tre settimane. Arrivano alcuni polacchi. Stanno qui 10 giorni per far servizio ai malati dopo aver fatto la GmG. Nel frattempo, conclusa l’Eucaristia, mi fermo a chiacchierare con chi l’ha presieduta, l’arcivescovo Renato Boccardo che ha diretto quattro GmG, compresa quella di Tor Vergata.
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Questi giovani pregano, si impegnano, vivono la fede con serietà, a livelli diversi. Ma tutto questo è sufficiente per non smarrirsi nel confronto con il mondo di oggi?
Il nostro mondo diventa sempre più arido, sempre più povero di punti di riferimento e allora vediamo come questi giovani si aggrappano a ciò che può dare senso e speranza alla loro vita. La responsabilità delle comunità cristiane è che li sappiano accogliere e integrare, rispettando la loro freschezza, la loro giovinezza, senza volerla necessariamente disciplinare, ma aiutandoli a scoprire che siamo un popolo, che camminiamo insieme e che il Signore ci salva come popolo. L’inserimento in una comunità che vive, che testimonia, che accoglie e che serve è la miglior scuola di vita. Non dobbiamo lasciarli soli, magari a guardare le foto della GmG in internet, o rimanendo in contatto tra loro solo con face book, twitter o gli sms.
Molti lamentano una certa distrazione mediatica nei confronti dell’evento di Madrid. Lunedì leggevo un importante quotidiano italiano che ha dedicato alla GmG lo stesso spazio che nella medesima edizione ha dato ad un raduno di Sik…
Iniziative come la GmG sono per la società di oggi un segno eloquente e quasi una provocazione. Qui ci sono dei giovani che non sono perfetti, che non sono magari necessariamente inseriti in chissà quale percorso, ma che hanno sete di qualcosa di forte e di bello. Non possiamo essere insensibili a queste esperienze se abbiamo una qualche responsabilità nei confronti del nostro mondo che cerca tale bellezza. E i Media di responsabilità ne hanno molte.
Leggendo nella rete, ho trovato che i messaggi del Papa a Madrid sono stati definiti da alcuni internauti troppo esigenti per i giovani. Lei, che di GmG ne ha dirette ben 4 e che è stato uno dei collaboratori più stretti di Giovanni Paolo II nel campo della Pastorale giovanile, cosa pensa degli accenti forti di papa Ratzinger?
Innanzitutto, se i ministri della Chiesa perdessero la loro missione di essere sale della terra non avrebbero più ragione di esistere. Il sale, messo sulle ferite della nostra società, fa male. Il Papa è un grande maestro, la sua parola è sempre semplice e profonda nello stesso tempo e – non dimentichiamolo – ha davanti un mondo relativista. I suoi testi vanno ripresi, riletti in gruppo, perché i giovani possano enucleare due o tre idee che valgano per la loro vita. Dopo Madrid si apre anche questa sfida per comunità e movimenti.
(di Cristina Vonzun, articolo tratto dal GdP del 24.08.2010)
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