Nel pellegrinaggio una celebrazione per onorare le coppie che festeggiano un importante anniversario di matrimonio e le religiose e i preti che ricordano pure la loro consacrazione, la loro ordinazione. Nei due casi viene commemorata la fedeltà agli impegni assunti per tutta la vita.

Oggi un impegno definitivo e irrevocabile fa paura. C’è chi si chiede: «Ma come faccio a prevedere ciò che mi capiterà fra trent’anni?». Di fatto il problema non è il domani, ma l’oggi. Il passato non c’è più, il futuro non è ancora arrivato. Tutta la nostra vita si gioca nel sì che pronunciamo oggi.  In un certo senso si può dire che il giorno dell’ordinazione o della professione, come quello del matrimonio, non tramonta mai. Questa fedeltà mantiene sposi, religiosi e preti perennemente giovani, perché si ritrovano ancora e sempre al primo giorno, nell’attesa di passare in Dio al giorno eterno senza tramonto. Esiste una “Finché morte non vi separi”. Quando il matrimonio, come l’ordinazione, fiorisce in un sì totale ed eterno, è insulso parlare di una separazione nella morte.

Ho conosciuto dei coniugi che pensavano che la morte li avrebbe divisi per sempre e che in paradiso sarebbero stati “condannati” ad essere dei perfetti sconosciuti. Quale assurdità! La persona è relazione. I rapporti d’amore costruiti sulla terra faranno l’essenza della nostra vita nei cieli. Ogni forma d’amore viene da Dio e rimane in Lui. La nostra eternità sarà una crescita incessante in questa comunione caritativa che ha già reso bella questa fase ancora embrionale della nostra esistenza. Più il nostro amore oblativo si fa profondo sulla terra e più percepiamo già quaggiù la bellezza radiosa del nostro destino eterno.

(di don Sandro Vitalini, articolo tratto dal GdP del 23.08.2010)

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