La prima volta che sono venuto come brancardier a Lourdes avevo 18 anni. Mi colpì la disillusione di un ammalato che mi disse più o meno così: «Ho lasciato dietro di me tutto ciò che costituisce la mia vita: la mia casa e il mio ospedale, la mia famiglia e la mia solitudine, le mie paure e i miei dubbi, le mie gioie e le mie pene. Ho lasciato tutto ciò a casa mia per venire qui, in questo luogo in cui il cielo si congiunge con la terra. Sono venuto ad immergermi nella meraviglia delle Apparizioni. Sono venuto a cercare qualche cosa, un segno, forse la guarigione del corpo, almeno la pace del cuore, una luce sul cammino, qualche cosa. Tanto che arrivando, sono corso alla roccia di Massabielle per vederla, toccarla, pregare. Eppure niente di tutto questo. Torno a casa deluso». Qualche anno dopo l’ho ritrovato in pellegrinaggio sereno e sorridente. Sono venuto a ringraziare il Signore, perché ho capito che lui fa le cose in modo diverso. Avevo voglia di giungere a Bernadette in estasi davanti alla Vergine, recitando il suo rosario con Maria, e Lui mi ha condotto verso la Bernadette di ogni giorno; nella sua vita fatta di cose semplici come la mia, anche lei quasi sempre malata come me. Ho incominciato a pregarlo e mi ha preso sul serio. Ma con il suo modo di fare, un modo di fare che non è proprio degli uomini ma di Dio, che dà molto di più di quanto non osiamo chiedergli, ma diversamente. Ero venuto a trascorrere qualche ora con lui a Lourdes e mi ha risposto: “Ero già al tuo fianco e ci sarò sempre”. Ero venuto a fare un pellegrinaggio di qualche giorno e mi ha risposto: “Tutta la tua vita è un pellegrinaggio, un cammino con me”. Ero venuto per incontrarlo in un luogo e mi ha risposto: “Tutta la tua vita è una storia santa poiché io la vivo con te”. Ero venuto per trovare qualche momento di luce e lui mi ha risposto: “Apri gli occhi e guarda: la tua vita è piena di luce”. Ebbene, torno a Lourdes ogni anno con i malati proprio perché ci aiutiamo a vicenda a fare memoria di questa gioiosa certezza: il Signore è sempre e comunque al nostro fianco. Il mattino dell’11 febbraio Bernadette non sapeva dove tutto ciò l’avrebbe condotta. Ma, avvolgendosi nel segno della croce, ha accettato che tutta la sua vita divenisse un grande “sì” a Dio Padre. Neanche io, Signore, so dove tu voglia portarmi. Ma ti prego: aiutami a rifare veramente il segno della tua croce. Attraverso questo segno, fammi riconoscere la tua presenza in ogni istante, in ogni situazione, in ogni persona. Allora potrò dire: “avvenga di me quello che hai detto”. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

(di don Guido Pagnamenta, articolo tratto dal GdP del 18.08.2010)

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